Anche a Ibiza, per esempio
Potrebbe sorprendere che uno dei paladini riconosciuti del Movimento Moderno, fondatore del gruppo catalano d’avanguardia GATCPAC, si sia soffermato con tanta partecipata attenzione sul Mediterraneo, sui suoi aspetti ambientali, sulla sua architettura spontanea.
Josep Lluis Sert -e con lui i più profondi assertori dell’architettura moderna, tra cui in primis Le Corbusier- aveva individuato in quella architettura del senso comune, al di là di un’apparente e semplicistica assonanza formale con la nuova architettura propugnata in quegli anni, una ben più profonda ricerca di autenticità costruttiva, fondata su risposte adeguate al luogo e alle sue condizioni ambientali quali referenze prime del progetto.
A quegli aspetti di autenticità, essenzialità ed economia Sert si richiama in questo testo, posto a commento del libro dal titolo “Ibiza fuerte y luminosa”, pubblicato nel 1967 dall’editrice Poligrafa di Barcellona. Qui individua, con sorprendente anticipo sui tempi, i rischi legati al dilagare del turismo di massa e le conseguenti degenerazioni prodotte dal fenomeno della speculazione edilizia, con il suo disinvolto repertorio di falsificazioni in stile, basato su una sostanziale incapacità di comprendere il luogo ed i suoi aspetti profondi. Quegli aspetti che erano apparsi agli occhi di Sert, nell’isola di Ibiza dei primi anni Sessanta, portatori di un insegnamento di metodo antichissimo e attualissimo per la nuova architettura.
Josep Lluis Sert, La misura nell’ambiente creato dall’uomo.
Questa piccola isola è un raro esempio di ambito fisico in cui la terra e il modello che l’agricoltura le impone, gli edifici, gli aggregati di case, così come gli oggetti che gli abitanti del luogo hanno creato nel corso di secoli di paziente lavoro, costituiscono una entità perfettamente armonica. L’impronta dell’uomo appare dappertutto, nei muri di pietra che delimitano la proprietà o formano i terrazzamenti del terreno, nelle masserie e nelle chiese, in maniera tale che tutto sembra formato da uno stesso spirito e integrando un’unità comune, espressione di necessità umane basilari e di mezzi limitati.
E’ presente, in Ibiza, una persistente unità di scala. Nessun periodo determin ato ha conseguito sviluppare nell’isola uno stile particolare, ma gli edifici figurano al margine del tempo e ripetono una stessa tipologia attraverso i secoli. Una fattoria non è altro che un gruppo de case che crescono in piena libertà in un luogo dato e che viene, in parte, determinata dalle condizioni topografiche. Un muro che separa una proprietà da un’altra non è altro che il prolungamento della fattoria che la radica alla terra. Le masserie appaiono sparse uniformemente sulle colline ondulate e le distanze che le separano sono in funzione della terra che coltiva ogni famiglia. Ogni demarcazione di fattorie ha una propria chiesa ed un piccolo gruppo di case come centro: è il luogo di riunione, sempre con uno spazio aperto per avvenimenti pubblici ed il suo piccolo caffè e bar. Fino all’epoca recente, non esisteva in Ibiza altra città che il capoluogo.
Per parecchi secoli, i luoghi di rifugio più sicuri quando i pirati facevano incursioni sull’isola, erano le chiese fortificate, chiese uniche nel loro genere, che pur non essendo molto più grandi degli altri edifici, possono distinguersi a distanza come punti di riferimento prominenti per i loro campanili, i contrafforti e, in alcuni casi, per i loro tetti merlati. Sono bianche esternamente ed internamente; i loro ampi portici che proteggono dalla pioggia e dal sole, costituiscono un prolungamento della piazza pubblica, e le via crucis si estendono a queste piazze e ai cammini rurali che in queste convergono, in modo che sembrano avanzare incontro alle genti che si dirigono alle chiese. Sono queste un buon esempio di come un edificio può acquisire preponderanza senza una monumentalità che dipenda dalla dimensione o da altri fattori convenzionali; sono monumenti e simboli per diritto proprio e senza sforzo.
Ci sono in Ibiza centinaia di miglia di muri di pietra che coprono l’isola a modo di tentacoli, mosaici di pietra senza malta benché molte volte questa, solitamente imbiancata, li rifinisca nella parte superiore. Questa rete di linee bianche, lega gli edifici tra loro e stabilisce un elemento di misura nell’isola intera, dalla piazza pubblica alla piccola e lontana fattoria. Anche la misura dell’uomo viene espressa dal regolare tracciato delle piantagioni negli orti e dal regolare distanza degli alberi da frutta: peschi, mandorli, ulivi e carrubi. L’unica cosa che rimane affidata al caso sono gli arbusti ed i pini. Mulini a vento, norie e le bianche architravi dei portali, aggiungono altri elementi di ripetizione che unificano e animano il paesaggio, per’ la ripetizione di questi elementi semplici non ha nulla di monotono, ma al contrario pone in rilievo la consistenza della sua misura, equilibrio ed armonia.
L’ambiente di Ibiza possiede qualità che scarseggiano nelle nostre comunità di oggi, infatti consegue con mezzi semplici un felice accordo tra la natura e ciò che è dovuto alla mano dell’uomo. E’ questo stesso spirito che da origine alle coltivazioni, ai cammini, ai muri e agli edifici; che ha dato forma agli oggetti quotidiani, e così paioli e stoviglie, utensili e capi di vestiario hanno l’aria di appartenere esclusivamente a quelle case e a quelle genti. Questo ambiente fisico integro si è creato più grazie alla permanenza che al cambiamento: è il prodotto di pazienza, amore e tempo.
A differenza di altri luoghi in cui lo sviluppo ha prodotto fenomeni di speculazione, al margine di qualunque norma, Ibiza (fino a poco tempo fa l’unica città dell’isola) non è stata rovinata. Le case che formano la città alta, il porto, così come quelle prospicienti la riva del mare, si stringono l’una contro l’altra e le magnifiche mura antiche, unico elemento a scala monumentale di tutta l’isola, chiudono la città alta, le cui case sono di dimensioni simili a quelle sparse nei campi; solo che qui i piccoli cubi bianchi con le proprie finestre e i balconi, si elevano l’uno sull’altro, ascendendo fino ad arrivare alla cattedrale vecchia ed al castello che corona il monte. Tutte le finestre guardano verso il porto, centro di attività e di vita, come piccoli occhi negri di dimensioni differenti, disposti dove sono necessari e non dove le disponevano le linee tracciate sul tavolo da disegno. Da queste si gode una vista di terrazze, del paesaggio ondulato e del mare.
Nel corso dei secoli, Ibiza fornisce una lezione per i paesi con un livello superiore di sviluppo, una lezione di misura, di buone maniere e di buon gusto; gli abitanti delle grandi città che dispongono di attrezzi, mezzi e strumenti del progresso a portata di mano, hanno molto da apprendere sull’arte di vivere delle genti autodidatte che crearono un tanto armonioso ambiente di vita. E’ tutto ciò, in parte, dovuto alla scarsezza di materiali e mezzi o anche alla lenta evoluzione che ha permesso di stabilire una scala di valori reali indipendenti dalle mode passeggere? Qualunque sia la ragione, vale la pena meditare su questa salutare lezione su come migliorare un ambiente di vita.
Però viviamo in un mondo di turismo attivo e l’isola attrae turisti (specialmente giovani) da tutti i paesi. Ciò è una un fatto positivo, infatti le cose belle appartengono o dovrebbero appartenere a tutti, essere di diletto per tutti; tuttavia, insieme con quelli che arrivano sull’isola per godere della vita, per riunirsi con gli altri, arrivano anche quelli che aspirano soltanto a trarre un beneficio materiale dai tempi che cambiano; mentre se fossero intelligenti ed avessero uno sguardo più ampio, indipendentemente dai loro guadagni comprenderebbero che ciò che tanto attrae è la personalità e il carattere dell’isola.
Solo potrà perpetuarsi l'armonia e la forza di Ibiza se il vocabolario delle forme che le danno carattere, troverà un suo equivalente contemporaneo. Non si tratta di imitare l’architettura del passato costruendo incongruenti decorazioni che non corrispondono né ai nostri tempi, né alle nostre necessità; perché ciò che da personalità a Ibiza, ciò che la fa essere com’è, né più né meno un’architettura nata da limitazioni e risolta con grande semplicità di forme.
Allo stesso modo, introdurre elementi di architettura popolare importata de altre regioni, distruggere l’unità e l’armonia che sono sopravvissute nel corso dei secoli. E’ necessaria, dunque, una disciplina continuata e costante di limitazione alle forme autentiche, se si vuole che Ibiza continui ad essere ciò che è: qualcosa di unico.
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